Una diffida e' stata formulata dagli storici della Fondazione Medievale , nei confronti di responsabili di siti che attribuirebbero un passaggio di proprieta' dell'isola di Nisida alla famiglia Petroni, famiglia Astuto o Giocchino Murat . Cio' e' assolutamente falso,ed e' semplice disinformazione storica che non ha riscontri nei catasti e nei documenti storici.
Infatti, da documenti storici e lettere dei Macedonio risalenti al 1926 /1928 emerge che i Petroni erano affini e zii, per via femminile, indiretta dei Macedonio. Il Principe duca Don Eugenio Macedonio, erede dei titoli del ramo napoletano, reale proprietario di Nisida affido' ai Petroni ,l'imbottigliamento della viticoltura preziosa , appartenente in realta' al figlio duca TOMMASO FU EUGENIO Macedonio(come dai suoi libri paga dei fondi, proprieta', cespiti) che era anche erede della chiesa terremotata di San Giorgio a Grotteria , e di Sant'Antonio ereditata dal figlio principe duca Roberto Macedonio erede di primogenitura maschile , in quanto erano rimasti fedeli ai protocolli agalmonici che regolamentavano i titoli concessi da Filippo Re di Spagna che regolamento' per linea di maiorascato maschile, la successione dei titoli e ranghi e proprieta' agalmoniche dei Macedonio di Napoli Grottolella , Ruggiano, Nisida , Tortora, Oliveto Citra, ecc, ecc, linea estinta a fine ottocento).Gli Astuto erano semplice giardinieri ,e non parenti ,inviati sull'isola , per ripulire dalla devastazione delle erbe, il Palazzo ,al tempo in cui il Ministro Luigi Macedonio assicuro' che l'isola fosse una fortezza sicura per Giocchino Murat, del cui governo facevano parte come plenitotenziari i Macedonio).I disguidi sono nati dalla circostanza che il principe Roberto Macedonio, ultimo erede , nipote di Eugenio, e' rimasto orfano di madre, e da adolescente , figlio unico, abbandono' le proprieta' paterne per interessarsi da giovane dell'eredita' cospicua materna dei Duchi Rizzo di Catanzaro , Marchesi di Gagliano e della zia Teresa Rizzo, priva di figli,nonche' dell'eredita' dello zio colonnello medico Antonio Rizzo, morto nella guerra di Russia.Non solo ,ma era unico erede anche di prelati e Vescovi . Il padre Tommaso, morto ancora giovane di ictus ,aveva invano sollecitato il figlio ad interessarsi presso parenti Caracciolo Carafa, gli zii Pretoni di chiarire una volta per sempre l'intestazione a suo nome, come dell'isola di Nisida , Terme, Saline, Castelli, licenze in perpetuum .Roberto Macedonio ,ragazzo ribelle,figlio unico, viziatissimo , aveva rimosso sempre la figura paterna , in quanto adorava la madre e giudicava troppo severo e disciplinato il padre.Aveva sposato a 26 anni, la bellissima diciottenne , principessa Giovanna Aprile von Hohenstaufen Puoti ,che attraverso le famiglie aquarie ed i Principi Puoti di Costantinopoli e Caracciolo Carafa era una sua parente.
Un esempio eclatante e' la chiesa di Sant'Antonio, collegata al palazzo Macedonio di cui era erede Roberto Macedonio, ed oggi ,di una parte ,duchessa Rosamaria Macedonio Aprile von Hohenstaufen Puoti , vedova di Vincenzo Macedonio fu Roberto Senior ,che pur essendo intestata al padre Tommaso Macedonio, ancora ad oggi non e' intestata al figlio , di recente defunto. Notoriamente il principe Duca Roberto Macedonio ,che era cresciuto come un principino, morta la madre , figlio unico, in un ambiente ostile ai nobili,ribelle , pur di sopperire alla solitudine dei suoi desolati enormi palazzi vuoti, in Calabria, si dedico' alle scoperte ed invezioni tecniche (antesignano del brevetto autovelox ) svendeva a bassisssimo prezzo , tutto, e rimuoveva il passato, per liberarsi, come diceva, dal peso dei morti o lasciava nell'incuria totale cio' che non vendeva, trasferendosi altrove.Durante i periodi in cui il duca Roberto rigettava il passato nobiliare, c'era chi, del ramo cadetto, come l'avvocato Vincenzo Macedonio di Roma , ha persino autorizzato, in buona fede, l'aggiunta del cognome Macedonio , senza l'autorizzazione del ramo principale maschile, ossia di Roberto Macedonio, ad un lontano parente, giornalista, (per giunta gia' doppiamente nobile,non aveva bisogno di incamerare titoli non spettantegli ) ,discendente di una quarta figlia di un quintisavolo , di nome Lauretana Macedonio , che a dire del beneficiato ,avrebbe scalzato il ramo del fratello primogenito Vincenzo, famoso giureconsulto Cavaliere di Malta , di cui invece Roberto e' l'unico discendente per linea di maiorascato maschile . A smentire il neo Macedonio, giornalista, sono lettere dello stesso avvocato Vincenzo Macedonio,di Roma, il quale si giustifica che "avrebbe semplicemente per mera cortesia, concesso tale aggiunta, al giornalista , ma con cio' nulla ha da pretendere il giornalista, riservandosi ogni azione di tutela ove persista nell'affermare che avrebbe rinunciato all'eredita' agalmonica a suo favore. Ma il duca Roberto sosteneva che comunque l'aggiunta del cognome Macedonio non e' valida in quanto l'autorizzazione doveva provenire, non da un lontano ramo cadetto, ma dall'avente diritto per linea di primogenitura del duca Nicola Saverio Macedonio , erede del ramo di Napoli, inoltre il giornalista avrebbe leso con le sue dichiarazioni patrimonio agalmonico e proprieta' spettanti ai veri diretti Macedonio, con la dicitura , non corrispondente al vero, che l'antenata sarebbe stata privilegiata con testamento a parte che non ha mai esibito.Ed allora perche' l'antenata non ha incamerato i beni che invece ha ereditato Roberto Macedonio, con testamenti in base al maiorascato?Ove il giornalista persista in tali assurde pretese, gli storici si vedranno costretti a pubblicare la lettera dell'avvocato Vincenzo Macedonio ,di Roma, da cui emerge la sua indignazione per l'abuso praticato dal giornalista M.L.che sostiene fatti non corrispondenti alla realta' e verita'. Lauretana Macedonio, era solo la quarta femmina di Nicola Saverio e non poteva scalzare il Primogenito giureconsulto Vincenzo Cavaliere , che in tutti gli atti testamentari e di passaggi di proprieta' risulta erede di titoli e proprieta' agalmoniche dei Macedonio. Discendente diretto diretto di Nicola Saverio , erede del ramo di Napoli , estintosi a fine ottocento, e' ,senza alcun dubbio, tassitavamente la linea del principe duca Roberto Macedonio che da Vincenzo il giureconsulto,sposato alla nobilissima Teresa Manferoce,di avita aristocrazia, discendeva direttamente.(Studi Araldici Fondazione Medievale)
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