mercoledì 18 febbraio 2009

Come la principessa Dorotea di Curlandia divento'duchessa di Dino

Non fu un caso che Pietro duca di Curlandia ebbe anche iltitolo di Duca dell'Isola di Dino.Come narra l'elogio del Principe Pietro di Curlandia, di Scarabelli . Accademia di delle Belle Arti di Bologna, la Curlandina, egli aveva origine tedesche sveve ed era nel suo passaparto indicato come Buren conte di Wirtemberg ossia di Svevia.L'elogio infatti narra della sua origine imperiale sveva, ormai dimenticata , dopo l'esilio in Russia.Ma chi era questa dinastia misteriosa?Anche lo storico Romano esperto di storiografia russa , dichiara che era una avita nobilta' sveva, emigrata in Russia.Era infatti un ramo cadetto des Avril de Burey Anjou detti Buren o Bhuren di Curlandia ed infine Biron .Dalla seconda meta'del 17oo,per una serie di vicissitudini alla corte dello Zar, i Buren di Curlandia divennero fidecommessi degli Aprilov von Hohenstaufen Zolerin Hohenberg , ramo principale , per la gestione dei beni svevi legati alla trasmissione tramite linea di maiorascato. In Curlandia visse anche Aymar detto il curlandese(ramo principale des Avril de Saint Genis Burey Anjou, Hohenstaufen Plantagenet ,in Russia con diverse varianti) che aveva riscattato alcuni beni perduti dal duca Giovanni Buren di Curlandia, favorito della zarina e prigioniero in Siberia .Dopo Murat, lo spirito della Restaurazione ,in Italia,porto' al ripristino delle avite aristocrazie ed ecco quindi che la Dinastia Aprilov von Hohenstaufen Zolerin Hohenberg rivendica l'isola di Dino, quale bene monasteriale cistercense inalienabile. Pergamene ancora piu' antiche di quelle di Federico II custodite dagli Aprilevon Hohenstaufen facevano risalire ilpossesso alla discendenza di Costantino e gli Aprilov Buren Anjou Saint Genis erano connessi ai Putiatin Comneno Paleologo piu' volte. Una continuita'dinastica ratifica il possesso,visto che i monaci avevano disatteso le condizioni di donazione dell'isola e dell'Abbazia Formosa e pertinenze. Come di consuetudine il Fedecommesso poteva ricoprire il titolo rango del bene di cui era custode per il delfino .La ratifica, in genere ,necessitava del visto del Re , trattandosi di Nazione diversa, in quel caso il Borbone, che appose anche il titolo di Dino concesso dal cugino ,diretto discendente di Federico II.Per cui Pietro di Curlandia oltre ad essere Conte di Svevia sul suo passaporto,era quale fedecommesso del nipote Aprilov von Hohenstaufen, anche duca di Dino.Tale rango e fedecommesso eredito' la figlia, duchessa dell'isola di Dino. La tragica fine del legittimo erede Aymar di Curlandia,leader della riforma liberale, assassinato da un complotto di Suvolov, porto' la moglie Elvira Hohenzollern a porsi in salvo presso la nascente internazionale socialista in Italia. La Fidecommesso dei beni del principe Vincent il Curlandese , rimasto orfano della madre passo' a Lady Julie Schwaben che investi' parte del danaro e cespiti del piccolo Vincent ad onorare la nascente internazionale liberal riformista in memoria di Aymar il padre(alcuni fondi finanziarono ,con quelli di Elpis Malena ,l'acquisto dell'isola diCaprera per Garibaldi)Se tutori di Vincent furono i parenti Saluzzo Costa , di origine sveva ,del suo patrimonio non si seppe piu' nulla ,dopo che Re Vittorio Emanuele impose a Failla che il Collegio di Froebel di Napoli, istituito con i fondi del piccolo curlandese,recasse il nome delle principesse di Savoia,invece di Corradino di Svevia, come dalla volonta' di Lady Julie von Schwabe,sepolta in modo anonimo nel cimitero dei protestanti a Napoli.Morti i genitori di Vincent anche l'isola di Dino non passo' al legittimo erede, a causa della censura sul nome che effettuo' Vittorio Emanuele e la rimozione dell'arma dell'aquila sveva dagli armoriali della Savoia. Infatti l'avito nome del curlandese era Avril (Staufer)de(Von)Saint(Hohen)Genis (Staufen) ovvero Aprile von Hohenstaufen o Avril de niphi Nero' Burey Anjou.Ma gli armoriali recavano anche Avril de Savoia , ossia che i Savoia erano familiari degli Hohenstaufen ,anche senza i vari matrimoni, e che Biancamano era solo un figlio naturale proveniente dalla dinastia provenzale Hohenstaufen o Avril de Saint Genis. Cio' metteva a rischio eventuali pretese al trono del curladese, secondo Re V.Emanuele ed ecco perche'una documentazione inedita comprova la censura araldica sul nome.(vedi archivi Minghetti, Santacroce, lettera H e Ministro Lanza)


M.Dupuy ha consacrato lasua opera a Dorotea Giovanna, principessa di Curlandia e duchessa di Dino,figlia del duca Pietro Biron e di AnnaCarlotta Dorotea Von Medem, e moglie di Edmondo Alessandro Périgord,nipote di Charles Marie Talleyrand,il più astuto dei diplomatici, detto «ildiavolo zoppo».È con un vero piacere che seguiamo,come afferma Alain Ducaux dell’Accademia francese nella sua recensionesu «Le Figaro Littéraire» (9-12-2002),i passi di questa Dorotea, la cui bellezza non eguagliava forse quella della madre, ma era sicuramente più affa-scinante e più eccitante.A noi Ischitani, tuttavia, sono più note, grazie al «Gast auf Ischia» diPaul Buchner, le figure della madre,della sorella Wilhelmine e della ziaElisa von der Recke, nata von Medem, per il loro soggiorno a Ischia.Nel 1784 il duca e la duchessa diCurlandia, infatti, con la figlia Wilhel-mine di tre anni e un numeroso seguito intrapresero un viaggio in Germania, in Austria e in Italia. In Italia visitarono Venezia, di cui ricorderan-no la pioggia continua, Roma e poitrascorsero l’estate del 1785 a Napoli con un lungo soggiorno a Lacco, ove alloggiarono al Palazzo San Montano.La duchesse de Dino, égérie de Talleyrand,princesse de Courlande Elisabetta (detta Elisa) von der Recke, soggiornando a Lacco nel 1805nell’ albergo di Don Tommaso DeSiano, scrive nel suo diario: «Ci avvicinammo infine ad un edificio situato presso il mare, detto palazzo SanMontano; era lo scopo principale del mio pellegrinaggio: il più tenero sen-timento per una sorella tanto amata mi chiamava e mi spinse a sostarvi. Fu là che abitò, vent’anni fa, mia sorella con il suo sposo, l’ultimo duca di Curlan-dia.Gliocchibagnatidilacrimelancia-vano uno sguardo su quel vasto spazioche si trova ancora tra lei e me; unmalinconico ricordo del passato attri-stava l’anima mia. Ero singolarmentecolpita dalle vicissitudini della vita edelle relazioni umane. Vent’anni faquella tenera amica passeggiava con isuoi sogni su questo stesso suolo e ilsuo cuore mi desiderava; ora sono qui,penso a lei e la desidero.Andai vagan-do triste e pensierosa in quei vialetti dimirto e quei pergolati di pampini chele avevano offerto la loro ombra».La tristezza che traspare da questeparole lascia supporre che le due so-relle non si vedevano da tempo. Perun certo periodo, infatti, i rapporti trale due furono piuttosto freddi, anche se la duchessa di Dino, l’ultima figli adella duchessa di Curlandia, amavamolto la zia. Forse qualche suo ap-prezzamento, sia pure sotto forma diconsiglio, sui comportamenti della so-rella e delle nipoti, non era stato molto ben accetto. Dai suoi scritti, infatti,traspare un carattere piuttosto purita-no. Paul Buchner la definisce «severaprotestante» e Micheline Dupuy «sen-timentale e pudibonda Elisa», aggiun-gendo anche, un po’ malignamente,che forse gli ammiratori della sorellanon le prestavano alcuna attenzione,impietrita, quindi, nella sua amarezzapersonale.Una famiglia veramente particola-re; una famiglia, soprattutto, di donne,le quali si sollazzavano di una libertà sessuale, divorziavano pagando aimariti talleri su talleri e facevano al-levare segretamente i frutti delle loropassioni più o meno passeggere.Il duca Pierre de Biron, con immense proprietà nel territorio dell’attualeLettonia, sposa Dorotea di 37 anni piùgiovane di lui e la coppia avrà cinquefigli, ma l’unico maschio, Pietro, muo-re all’età di tre anni. Quando il duca siaccorse che, a causa dell’età, «non po-teva più essere un marito a parte interadecise», come mette in risalto AlainDucaux, «con l’eleganza perfetta checaratterizzava l’Ancien Régime, chela migliore prova d’amore per sua mo-glie sarebbe stata di accordarle quellache chiamerei la libertà del corpo».Ma, a dire il vero, la gentildonna ave-va già provveduto nella persona delconte Alessandro Batowski. Miche-line Dupuy, tuttavia, scrive: «Doroteae Pietro concordarono su un mododi vita compatibile con i loro gusti econvenienze, la loro relativa libertà edi Micheline DupuyEdition Perrin, 2002
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50 La Rassegna d’Ischia 1/2007i loro interessi.» Dorotea, d’altronde,non aveva mai pensato di nascondereal duca quanto le stesse a cuore il con-te polacco.A leggere tra le righe, però, sembrache il duca, nella lotta per difenderei suoi possedimenti da Caterina II laGrande, imperatrice di Russia, usas-se ed abusasse un po’ troppo «descharmes» di sua moglie, delegandolaa rappresentarlo e a difendere la suacausa. Quando gli amanti, inoltre, disua moglie o delle figlie apparteneva-no a famiglie «unmittelbar», si potevachiudere un occhio se non tutti e due,ma, se si trattava di un «roturier», siesigeva vendetta. Ciò che accadde alpovero Arnoldi, attore italiano e diret-tore del teatro di Sagan e di Nachod,che aveva sedotto Giovanna, una fi-glia sedicenne del duca, e con la qualeera fuggito. Il duca incaricò gli uffi-ciali della sua guarnigione di ritrovarei fuggitivi: Giovanna venne ricondottaa casa; Arnoldi fu subito giustiziatosenz’alcuna forma di processo.La duchessa di Curlandia ebbe nonpochi amanti, fra cui il governatorerusso della Finlandia, barone Arme-felt, che ne sedusse anche le figlieWilhelmine e Paolina, ed infine Tal-leyrand e forse fu l’unica donna cheil grande diplomatico amò. Non ave-va mai, però, ostensibilmente porta-to oltraggio all’onore del marito nédimenticato i suoi doveri di madre.Fu, quindi, incapace di comprenderela decisione della beniamina, Dorotea,di divorziare perché si era innamoratad’un generale austriaco, allontanan-dosi dalla famiglia, abbandonandoi figli e trattenendosi a Vienna ove ildivorzio era possibile. Farà di tuttoper farla ritornare. Scrive alla figliaWilhelmine: «Salva tua sorella dallasua follia attuale che in seguito puòrenderla soltanto infelice, privandoladei privilegi essenziali per il futuro eche nuoce alla sua reputazione perchési può a mala pena credere che unamadre possa abbandonare i propri figlicosì facilmente e senza ragione, unalupa non abbandona i suoi piccoli nel-la foresta. Certo, ci sono molte donneche hanno delle avventure personali,ma non spezzano tutti i legami dellanatura, della famiglia e della gentebene. Fa del tuo meglio per ricondurreDorotea alla ragione». Sarà stata forsela propria esperienza se scrive semprealla primogenita: «Sono arrivata finoa proporle di venire da me, nel casoin cui il suo non ritorno fosse occa-sionato da una malattia di nove mesi,per prendermi cura di lei, di trovarespiegazioniplausibiliallasualungaas-senza ed occuparmi del nascituro.»Un’opera ben documentata, risulta-to di una attenta esplorazione della Bi-blioteca nazionale di Lettonia a Riga,e delle biblioteche ed archivi di Jena,Praga, Cracovia e Berlino; documentiche non poté consultare Paul Buchner,eppure, lapresentazionediquestistes-si personaggi è identica, a parte qual-che particolare: Paul Buchner, infatti,assegna a Wilhelmine il ruolo che fudella sorella, contessa di Dino, duran-te il congresso di Vienna Fra i docu-menti venuti alla luce recentemente visono forse anche quelli che Buchnercercò invano:« Fino a poco tempo fasi trovava ancora del materiale prezio-so in possesso di un nobile silesianoma, quando cercai di esaminarlo peri miei scopi, venni a sapere che questiripercorrendo la sua proprietà a piedidopo l’invasione dei Russi, aveva tro-vato tutto distrutto, anche le prezioseporcellane di Sèvres giacevano a pez-zi nello stagno del Castello» (Ospite aIschia, p.185).Biografia di una donna singolare,che, come afferma l’autrice, per la sto-ria dei suoi antenati fa parte di quelladell’Europa del ‘700, mentre la sua,accanto a Talleyrand, appartiene allastoria dell’Europa del 1800.***Il libro di Antonio Sirabella illustraampiamente una tematica particolare,legata alle comunicazioni tra l’isolad’Ischia e la terraferma. Una primaparte (Frammenti di storia della na-vigazione mercantile) ricorda come siviaggiava per mare nei tempi passati,nonché alcuni avvenimenti precedentiall’attuale incremento dei traffici, oggiancora noti a molti e proposti al fine dievitare che essi siano dimenticati deltutto con l’estinguersi delle vecchiegenerazioni marinare.L’autore ricorda che la navigazionenel golfo, iniziata con lo sbarco deicoloni greci nell’insenatura compresafra il Monte Vico di Lacco Ameno ela Punta di Perrone di Casamicciola,ebbe un notevole sviluppo con l’in-troduzione della vela latina e con lasconfitta della pirateria nel Golfo diNapoli.«Con la navigazione a vapore iniziaun nuovo modo di viaggiare; la primaIl Litorale dell’isola d’Ischiatra il passato e il futurodi Antonio SirabellaValentino Editore, dicembre 2006nave a vapore il “Ferdinando I’’ fucostruita a Napoli nel 1818, ma ebbevita breve e, dopo pochi anni di attivi-tà, venne demolita nel 1824. Tuttavia,in base alle esperienze acquisite, con-tinuò la costruzione di navi a vapore.I primi piroscafi approdarono nel-l’isola d’Ischia nell’estate del 1840 ingite domenicali, e soltanto negli annisuccessivi i collegamenti con le isole
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51 La Rassegna d’Ischia 1/2007diventarono giornalieri nella stagionedei bagni, anche in seguito all’apertu-ra di numerosi “stabilimenti termali”,in particolare a Casamicciola.Con l’adozione del motore dieselper la propulsione delle navi, inizia lamoderna navigazione nel Golfo di Na-poli: i piroscafi vennero sostituiti dalleveloci motonavi, con conseguente in-cremento delle linee di collegamentocon tutte le isole del Golfo e con lelontane isole Pontine.Un ulteriore definitivo incrementodei traffici marittimi si ebbe negli anni‘50 del secolo scorso, con la diffusionedella motorizzazione terrestre in tuttigli strati della popolazione. Dopo unprimo tentativo di fronteggiare la nuo-va richiesta di trasporto delle piccoleauto utilitarie, con la trasformazionedelle motobarche allora in servizio,entrò sulla linea di navigazione Poz-zuoli-Ischia la prima nave traghetto“Città di Pozzuoli”, che facilitò note-volmente le operazioni di imbarco esbarco degli automezzi.Ciò nonostante, la prima grandenave traghetto, che ha completamentedato inizio a un nuovo modo di viag-giare, è stata l’ “Ischia Ferry”, con ilsuo vasto ponte destinato ai veicoli diqualsiasi grandezza, con l’ampio salo-ne passeggeri e i larghi spazi all’aper-to per ammirare, durante la traversatai meravigliosi panorami costieri.Questa parte del libro termina conl’arrivo della nave “Sibilla” della Ca-remar, che apre il ciclo dell’attualemoderna navigazione».Nella seconda parte (Viaggio fanta-stico nel futuro) il Sirabella affronta ilproblema della sicurezza del litoraledalla Punta di Perrone al promontoriodi MonteVico, del traffico marittimo eterrestre e delle infrastrutture portuali.La documentazione fotografica cimostra i danni provocati dalle mareg-giate (1999, 2004) lungo la litoraneae le strutture di difesa del territoriocostiero, l’insufficienza degli approdinel porto di Casamicciola, la scarsaprotezione delle scogliere di LaccoAmeno nonché il traffico caotico epericoloso lungo la grande arteriacostiera che attraversa l’intera areamarina di Casamicciola fino alla zonaperiferica di Lacco Ameno. A frontedi tali situazioni finora non si è avutaalcuna soluzione definitiva e ci sonostati unicamente isolati provvedimentidi emergenza.«La mancanza di strutture portualiper l’attuale traffico marittimo e per ifuturi grandi traghetti – precisa l’auto-re - è il problema prioritario da affron-tare per non mettere in crisi l’attivitàcommerciale e turistica dell’interaisola d’Ischia. Contemporaneamenteall’incremento degli approdi, devo-no essere opportunamente adeguati icollegamenti terrestri, già insufficien-ti allo stato attuale ed infine costruirestrutture di accoglienza e di svago peri turisti. Tutto questo è possibile rea-lizzare lungo il territorio costiero diCasamicciola e Lacco Ameno».Sono quindi proposti: 1) un piano difattibilità per l’ampliamento del por-to di Casamicciola e per la difesa conscogliere parallele del litorale Casa-micciola - Lacco Ameno; 2) numerosidisegni e fotografie di strutture turisti-che di primaria importanza previsteper migliorare il soggiorno dei villeg-gianti, come la costruzione di uno sta-bilimento balneare, il ripristino dellaspiaggia della Fundera, la costruzio-ne di una spiaggia libera prevista perlegge, una grande Galleria metallica,al posto del Terminal Italia ‘90, comecentro di agenzie turistiche, uffici del-la Capitaneria di porto, sede e bigliet-terie delle società di navigazione, salad’aspetto e di riunioni per villeggiantie viaggiatori, ufficio di informazioni,etc; 3) infrastrutture per migliorare iltraffico terrestre, come il raddoppiodella strada litoranea Casamicciola- Lacco Ameno, parcheggi per taxi emotorette nell’area portuale e ristrut-turazione del parcheggio “ex Anas”.Tutto ciò «con l’obiettivo di con-tribuire al risanamento e sviluppo diuna insenatura importante e strategicadel territorio isolano, con la speranzache quanto esposto possa essere uti-le, comunque, agli organi decisionalipreposti alla progettazione e alla co-struzione di strutture necessarie peril progresso ed il benessere dell’isolad’Ischia».***Un gruppo di motobarche in disarmo nel Porto d’Ischia. Da sinistra il Procida, il Delfino, l’Ondina, la Rondine; in fondo il piroscafo Ischia (si vede solo il fumaiuolo)Venerdì 9 febbraio 2007 nella sede dell’Istituto Italiano per gliStudi Filosofici si è tenuto un convegno sul tema: Giuseppe Ga-ribaldi. Oltre l’Unità d’Italia. Hanno svolto relazioni: SergioCannella, Mario Caligiuri, Franco Murolo, Sergio Goretti, Ninod’Ambra, Luigi Pruneti, Giovanni Rabbia, Aldo A. Mola - Intro-duzione di Paolo Alvini - Conclusioni di Luigi Danesin - Ha pre-siedutoAldoA. Mola.

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